“Resti” di Gianni Agostinelli (Italo Svevo edizioni)
I tre amici sono Massimo, Leo e Alceste. Massimo è il più grande dei tre; si sposa ben presto con Sonia, perchè lei rimane incinta. Ma il ragazzo non è adatto alla vita coniugale: la sera rincasa tardi, tradisce spesso la moglie. È infelice nella sua vita di stenti e cerca in ogni modo un’occasione per svoltare, anche in maniera illegale. Leo si trasferisce a Perugia per lavoro, costretto dal padre, il quale gli rinfaccia spesso il fatto di non avere una famiglia come Massimo. Una sera, mentre è al bar da solo, conosce Aura, una badante romena, e inizia a frequentarla assiduamente. Alceste invece è rimasto da sempre al paese. È sposato ed ha due figlie. Il lavoro scarseggia, ma nonostante tutto cerca di barcamenarsi come può pur di mantenere la sua dignità. Il destino li farà rincontrare, per la resa dei conti della loro amicizia.
Ogni personaggio appare imprigionato, incantato dal richiamo del paesello. Massimo e Leo cercano di diventare diversi dai loro padri, che pensavano solo a lavorare e a rinfacciarglielo continuamente. Inevitabilmente, come una storia che si ripete in eterno, finiranno per somigliare più ai loro padri che a ciò che avevano sognato. Alceste risulta essere l’unico eroe positivo, tartassato continuamente da chi è più arrogante, più furbo e più potente; Alceste sa cos’è giusto e cosa no. Tutti sembrano essere solo i resti delle generazioni passate, senza alcuna possibilità di miglioramento.
VOTO 20 FERMATE: la scrittura scarna ed essenziale si adatta alla materia trattata. Nessun abbellimento, nessun orpello può essere utilizzato. La scrittura è semplice, come il cuore e l’animo dei personaggi, alcuni troppo buoni ed altri che seguono ancora istinti basici. Un tempo imprecisato ma sempre attuale, che lascia solo residui in termini di mancanza. Nessuno vince e sembra quasi una condanna.
CITAZIONE: Continua a lavorare al magazzino fino alla scadenza del contratto. L’ultimo giorno nessuno passa da lui con una proposta di proroga. Nessuno va a salutarlo. E lui, per quanto abbia bisogno di soldi, si sente sollevato. Quando alza la testa, l’orologio digitale indica che sono le sette e il suo turno è finito. Attacca l’ultima bolla di carico su un pacco, lo guarda scivolare lungo il carrello assieme agli altri appena processati. Poi esce, monta in bicicletta e dà una decina di pedalate forti, di quelle che servono per lasciarsi alle spalle qualcosa per sempre.
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