Siamo noi a far ricca la terra di Marco Rovelli

Siamo noi a far ricca la terra di Marco Rovelli

Ancor prima che Bob Dylan vincesse il premio Nobel per la letteratura nel 2016, ero abbastanza convinto del fatto che anche i cantautori potessero essere considerati dei poeti a tutti gli effetti, pur rientrando nella definizione, non sempre lodevole, di cultura pop. La lirica, come sappiamo, difficilmente va in classifica. Inoltre i pregiudizi sul mondo del cantautorato sono molti, perché non si vuole considerare il testo di una bella canzone come poesia. Le due cose ci sembrano ancora distinte e contrapposte. Il nuovo libro di Rovelli, dedicato al cantautore bolognese Claudio Lolli, potrà far cambiare idea a molti.

 

Siamo noi a far ricca la terra di Marco Rovelli

Ancor prima che Bob Dylan vincesse il premio Nobel per la letteratura nel 2016, ero abbastanza convinto del fatto che anche i cantautori potessero essere considerati dei poeti a tutti gli effetti, anche se etichettati con la declinazione, non sempre lodevole, di cultura pop. La lirica, come sappiamo, difficilmente va in classifica. Inoltre molti rimangono i pregiudizi sul mondo del cantautorato, perché non si vuole considerare il testo di una bella canzone come poesia. Le due cose ci sembrano ancora distinte e contrapposte. Il nuovo libro di Rovelli, dedicato al cantautore bolognese Claudio Lolli, magari potrà far cambiare idea a molti.

Claudio Lolli non è tra i cantautori più conosciuti. Fu attivo soprattutto nella Bologna degli anni ‘70, gli anni della contestazione, gli anni della gente ancora in piazza che combatteva per i propri diritti. Cresciuto in una famiglia borghese, ben presto si dedicherà alla musica e contrasterà proprio quella borghesia che non permetteva alle persone di essere felici, di seguire i propri bisogni e desideri. La poetica di Lolli si riassume nell’immagine degli “zingari felici”, che spesso ricorre nei suoi dischi. Essa rappresenta una felicità lontana dagli stereotipi della società omologata, una felicità dei margini, di gente estranea alla massa, che gode nello stare insieme e rincorre l’utopia della solidarietà umana.

Emerge il ritratto di un autore completamente avulso dalle logiche del mercato discografico. Il prodotto ultimo, il disco, sembra quasi non acquisire valore: ciò che conta è il processo attraverso il quale quel prodotto prende forma. Per questo Lolli è un autore quasi sconosciuto: non faceva della musica il suo lavoro. Lolli era, prima di tutto, professore di italiano al liceo. Per lui la musica, l’arte e la poesia erano modi per dare ordine al caos illogico della vita. Solo negli ultimi dischi troverà la dimensione adatta alle sue canzoni, ossia quella poetico-musicale del recitar cantando. Si può dunque affermare che attraverso le canzoni di Lolli, i cui testi sono stati raccolti e studiati, è possibile unire il mondo della musica a quello della poesia.

VOTO 30 FERMATE: l’intento dichiarato di Rovelli è quello di riabilitare la figura di Lolli, morto nel 2018, e mantenerne viva la memoria. Lo scrittore ha conosciuto personalmente il cantautore negli ultimi anni della sua vita e intende ribaltare l’idea di cantante triste e malinconico, affibbiatagli dalla società, sostituendola con la vera immagine di amante della vita, delle persone e del futuro. Lolli viene raccontato attraverso i ricordi dei suoi studenti e degli amici, che per lui erano sacri, attraverso i suoi dischi, le fotografie e i personaggi delle sue canzoni.

Citazione: A fine mese, al Palasport, c’è il convegno nazionale di Lotta Continua, lanciato con lo slogan «Prendiamoci la città»: si tratta di fare del centro urbano il luogo del conflitto sociale, oltre la fabbrica. Queste parole risuoneranno in testa a Claudio. Parole con lo stesso senso, quello di prenderci ciò che ci spetta, aveva trovato, all’ultimo anno del liceo, in un testo teatrale di Peter Weiss: Riprendiamoci la vita, la luna, la terra e l’abbondanza. Il soggetto di questo movimento del prendere, allora, saranno gli zingari. Zingari, o indiani, che popolano una Bologna che è sempre più colorata, con grandi festival jazz, iniziative antimilitariste, manifestazioni per il Vietnam. È in questa Bologna zingaresca che Claudio si apre al mondo, e intanto fa lo studente.

Libero Iaquinto

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