DAL TUO TERRAZZO SI VEDE CASA MIA di Elvis Malaj , , ,

Direi che l’essenza di questo libro è nel titolo. Tu sei a casa tua ma vedi me. Io sono a casa mia e so che tu mi vedi. Insomma, ci guardiamo, sappiamo dell’esistenza l’uno dell’altro, ma siamo separati. Non possiamo toccarci se non facendo lo sforzo di scendere per strada e di venirci incontro. La stessa cosa vale per Italia e Albania, così vicine eppure così lontane.

 

“Dal tuo terrazzo si vede casa mia” di Elvis Malaj (Racconti edizioni)

Questo è ciò che racconta Elvis Malaj nel suo libro d’esordio. Giovane autore di origine albanese, ha scritto la sua prima opera in italiano, la lingua del paese che lo ospita da anni. I suoi racconti parlano dell’inadeguatezza dei giovani ragazzi albanesi alle prese con la vita, una sensazione che probabilmente è la stessa per i giovani di tutto il mondo. Parlano della distanza, culturale più che fisica, tra i due paesi, una distanza che basterebbe poco per colmare. Eppure nessuno sembra volersi impegnare per questo. Proprio come i personaggi di questi 12 racconti che vivono vite in cui succede tutto eppure tutto sembra allo stesso tempo immobile. Ogni volta che un racconto finisce rimane la sensazione che oltre a quanto detto ci sia molto, molto di più.

Un libro che risucchia il lettore nelle vite dei protagonisti e che lo porta a riflettere sulla realtà circostante con uno sguardo diverso.

VOTO 20 FERMATE: È un libro facile da leggere sui mezzi e la suddivisione in racconti sicuramente è un punto a suo favore. C’è però da dire che i dettagli, di cui le pagine sono piene, richiedono una certa attenzione e per questo consiglio di leggere con lentezza, godendo di ogni riga e di ogni immagine.

CITAZIONE:

«Sono albanese».

«Ah, non l’avrei detto. Stai da molto qui?».

«Sì».

«Come ti trovi in Italia?».

Gli avevano fatto mille volte quella domanda.

«È una domanda scorretta questa».

«In che senso?».

«Trovarsi bene o meno in un posto non dipende dal posto, dipende da te. Ovunque vai ti porti sempre dietro qualcosa che alla fine rende ogni posto uguale a un altro. potrei anche rispondere alla sua domanda, ma non significherebbe niente. Tradirei semplicemente la mia capacità di trovarmi bene o male in Italia».

Flaminia Gambini

Anno

Casa Editrice

Pagine