L’uccello blu di Erzerum di Ian Manook

L’uccello blu di Erzerum di Ian Manook

In periodo di guerra è sempre bene ricordare quanto l’essere umano possa toccare il fondo. La violenza, il dolore e la distruzione ci mettono con le spalle al muro. I potenti sembrano non avere idea di quanto le loro azioni sconsiderate abbiano conseguenze sulle vite degli altri, sui più deboli. Il libro di Manook è una storia avvincente e tragica nello stesso tempo, che rievoca uno dei peggiori periodi dell’umanità: l’inizio del Novecento. La storia è ambientata durante il terribile genocidio degli armeni perpretato dall’Impero Ottomano, negli anni della Prima guerra mondiale.

 

 

L’uccello blu di Erzerum di Ian Manook

Manook ci avverte fin da subito: è la vicenda romanzata della nonna, sopravvissuta al genocidio e alla diaspora armena. È la storia di due sorelle, Araxie e Haiganouch, che hanno visto morire i loro genitori e gli zii a cui erano state affidate. Sono vendute come serve al servizio di Assina, il cui marito Soleiman è un ricco commerciante turco favorevole al genocidio. Dopo che Haiganouch viene venduta ad un derviscio a sua insaputa, e dopo l’ennesimo atto di violenza di Soleiman sulla moglie, Araxie scappa con Assina in Francia, dove incontra Haigaz, un ragazzo armeno, che, con il suo amico Agop, aveva combattuto per la resistenza armena e aveva trovato lavoro in una fabbrica francese. I due si sposano, creano una famiglia, sperando in un futuro migliore. Ma siamo alle porte del secondo conflitto mondiale.

Haiganouch intanto, cieca a causa delle violenze turche, resta in Armenia, nel frattempo entrata a far parte dell’Unione Sovietica. Viene presa di mira dalla polizia sovietica in quanto membro di un collettivo di poeti, malvisti dal governo per le loro idee libertarie. Le due sorelle quindi, dopo la guerra, sono ignare l’una dell’altra, ma sanno nel profondo del loro cuore che sono vive. Hanno entrambe un tatuaggio di un uccello blu sulla mano, simbolo di ciò che si perde e che non si può riconquistare, attraverso il quale manterranno vivo il ricordo delle loro origini e del dolore che hanno attraversato.

VOTO 30 FERMATE: il romanzo di Manook è emozionante. Ho pensato bene a quale parola usare per descriverlo, ma non riesco a pensare ad altro. Ogni pagina scivola via, tutti i personaggi sono ben delineati. Non mancano inoltre colpi di scena, che ho cercato di non inserire nella descrizione. È un romanzo da far leggere e rileggere, per capire come l’uomo ripeta continuamente i suoi errori e come le storie personali siano influenzate esternamente dalla Grande Storia. Le vite di chi ha vissuto tale tragedia sono straordinarie, certamente degne di essere il soggetto di un romanzo. Ma è anche fondamentale poi rendersi conto che è stata la dura realtà e Manook tiene molto a farcelo sapere.

Citazione: Un uomo toglie l’arma e lei capisce che va alle sue spalle per appoggiargliela alla nuca. Ma almeno quell’uomo si rende conto che lei se ne infischia? È sopravvissuta ai turchi e ai curdi, non vuole più cedere davanti a nessun bruto. Meglio morire. la uccidano pure! Allora urla nonostante l’avvertimento.

Libero Iaquinto

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