Heartland di Sarah Smarsh , , ,

“Heartland” di Sarah Smarsh (traduzione di Francesca Principi – Black Coffee) è stato il libro della settimana su Radio Elettrica.

 

 

“Hertland” di Sarah Smarsh – traduzione di Francesca Principi – Black Coffee

“Discendente da cinque generazioni di agricoltori, Sarah Smarsh ci introduce alle vicende della sua famiglia per tratteggiare una storia molto più condivisa. Attraverso il racconto della sua infanzia – trascorsa perlopiù con la nonna in una fattoria a cinquanta chilometri da Wichita, in Kansas – e della vita dei suoi familiari, l’autrice ci invita a comprendere le dinamiche sociali della classe media negli Stati rurali d’America, dove si produce il fabbisogno alimentare di un Paese intero, senza che i lavoratori possano di fatto goderne. Emancipatasi da questa terra di mestieri umili e dimessi, alla quale da troppo tempo gli Stati Uniti guardano con sufficienza, Sarah Smarsh si svincola anche dall’eventualità di una gravidanza adolescenziale, una consuetudine che da generazioni sconvolge la vita delle donne della sua famiglia. Rivolgendosi a questa figlia mai nata, trova finalmente la serenità necessaria per raccontare che cosa succede quando il sogno americano si inceppa. Combinando l’analisi sociale e ambientale a uno sguardo intimo, Heartland riflette sui concetti di classe e identità, e su cosa significhi possedere meno di niente in una nazione fondata sul valore dell’abbondanza a ogni costo.”

VOTO 30 FERMATE: E’ un memoir dettagliato e coinvolgente che ha bisogno di una lettura attenta. Servirà più di un viaggio per apprezzare il racconto approfondito della Smarsh e per comprendere i fenomeni sociali che sottendono agli eventi della sua infanzia ed adolescenza. Ovviamente la cornice migliore sarebbe un lungo percorso in macchina attraverso gli Stati Uniti rurali che sono i protagonisti di “Heartland”, ma possiamo accontentarci del potere evocativo della nostra mente.

CITAZIONE: “Le probabilità e le statistiche preannunciavano un futuro diverso per me, ragazzina povera di un’area rurale nata proprio nell’anno in cui il Paese virava bruscamente verso un’immensa disuguaglianza economica. Era già scritto che sarei rimasta bloccata in quella vita difficile, e anche che tu ci saresti nata. Non c’entri nulla con le probabilità e le statistiche, ovviamente, che nel migliore dei casi sono inconcludenti. Ma quelle erano forze reali, spesso devastanti, nella vita mia e di molti altri bambini. Vorrei farti onore cercando di esplicitare al meglio qualcosa che nessuno ha mai esplicitato a me: che cosa significa essere una bambina povera in un Paese ricco e fondato su una promessa di uguaglianza.”

Flavia Capone

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