Guerra di infanzia e di Spagna di Fabrizia Ramondino , ,

Guerra di infanzia e di Spagna di Fabrizia Ramondino

La guerra riempie di nuovo le prime pagine dei giornali. L’incubo della morte, degli spari e di una nuova minaccia nucleare ci fa sentire ancora una volta fragili e impotenti. Come sempre, a soffrire di più sono i civili, in particolare i bambini, la cui infanzia viene spezzata da giochi di potere e interessi economici. Mi sembra giusto ricordare di questi tempi la scrittrice Fabrizia Ramondino, soprattutto il suo romanzo scritto nel 2001 e riproposto da Fazi editore nei mesi scorsi.

 

Guerra di infanzia e di Spagna di Fabrizia Ramondino

Il romanzo di Ramondino, in parte autobiografico, è ambientato durante la guerra civile spagnola, combattuta pochi anni prima della seconda guerra mondiale. Il padre di Titita, la nostra protagonista, viene inviato come console a Maiorca, dove si trasferisce con la famiglia. Fin da subito adulti diplomatici che parlano di guerra invadono la casa di Titita. La bambina, però, farà di tutto per sfuggire a quella realtà, rintanandosi nella sua fantasia e nei suoi pensieri.

All’interno del contesto più ampio di un conflitto che diventa a mano a mano di portata mondiale, Titita imbastisce la sua personale guerra contro il mondo degli adulti che mentono e nascondono la verità. Farà sempre il contrario di ciò che le viene ordinato, finendo per essere rinchiusa anche in collegio. Alimenta un rapporto di amore-odio con i genitori, che assumono un atteggiamento di superficialità nei confronti di ciò che accade e che, a Maiorca, sembra non arrivare mai. Lo scontro col mondo adulto si ripercuote sul rapporto con i suoi coetanei: il fratello, la sorella, i figli della servitù, le compagne di collegio. Titita sembra essere in guerra con chiunque.

Voto 30 fermate: Ramondino è una prosatrice elegantissima e non per tutti. La narrazione non segue una vicenda, ma le varie vicissitudini di Titita nella sua casa maiorchina e in collegio. L’oggetto dei pensieri varia continuamente e in maniera inaspettata, rendendo la lettura non facile. Interessanti i dialoghi in maiorchino con la servitù, mondo a cui Titita sembra più legata e che preferisce allo sfarzo della sua villa in cui si sente un uccello in gabbia.

Citazione: Più di tutte mi piaceva quella di Hansel e Gretel, non soltanto per il trasformarsi di alberi, tetti e finestre in zuccherose sostanze, e poi in inganno, ma perchè Hansel, cioè Carlito, dacché era stato la guida della sorellina nel bosco diventava un prigioniero, e Gretel, prima seguace e discepola, si rivelava una salvatrice; sicché l’immagine di Gretel china sulla caldaia con le gonne rialzate (a gettare la strega nell’acqua bollente? A lavare i panni? A rimestare la zuppa?) divenne per me un emblema della forza tranquilla e nascosta.

Libero Iaquinto

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