Le due amiche erano custodi di un terribile segreto che ha segnato la loro adolescenza. Ma chi può conoscerlo? Sophie è morta e Frankie non l’aveva detto a nessuno. La paranoia si impossessa della donna tanto da portarla a dubitare di tutti, anche di quelli più vicini a lei. C’è qualcuno che la spia, che la vuole far soffrire, che la vuole portare alla pazzia. I segreti del passato, che faticosamente aveva allontanato, ritornano prepotentemente a perseguitarla e la porranno di fronte alla verità che per tanti anni ha tenuto nascosta e che non ha mai saputo reggere.
Frankie e Sophie avevano caratteri antitetici e complementari: estroversa e dominante Frankie, introversa e accondiscendente Sophie. L’insicurezza strutturale di Sophie la induceva ad avere dei segreti, altrettanto sconvolgenti, anche con Frankie, scoraggiata però da una realtà incredibile e apparenze troppo reali. Frankie, d’altro canto, aveva bisogno di Sophie per sentirsi migliore e lenire la sua velata insicurezza, il suo bisogno di sentirsi amata, la sua paura di sentirsi rifiutata. Secondo una logica leopardiana (addirittura? Ma sì, diamo un valore a questa laurea in lettere!) Frankie era colei che viveva esternamente, mentre Sophie viveva internamente, ma l’una aveva bisogno dell’altra per esprimersi. A conti fatti il carattere forte sembrerebbe proprio Sophie, perché riusciva a soffrire in silenzio e annullarsi per un bene superiore come l’amicizia.
Voto 30 fermate: La narrazione segue due punti di vista in prima persona: quello di Frankie, ambientato nel presente, e quello di Sophie, ambientato nei mesi prima della scomparsa, trasmesso attraverso il suo diario. La Douglas è abile nella cura del montaggio e dell’intreccio tra le due soggettività. Un thriller in piena regola in cui il lettore non può far altro che porre domande, oltre che a se stesso, anche a tutti i pendolari in metro per scoprire la verità. Così, per fare conoscenza. Ma, mi raccomando, non date troppo fastidio!
Citazione: «Andiamo», le ho risposto secca, rifiutandomi di guardarlo e tirandola per portarla via di lì. Quanto avrei voluto dirle che in realtà è uno psicopatico, uno incapace di accettare un no come risposta, e che ha provato a baciarmi, che prova gusto a starmi addosso, a snervarmi, a intimidirmi. Ma Helen non ci crederebbe. Né lei né chiunque altro, del resto. Le apparenze ingannano.
Libero Iaquinto