Max e Clara vivono e sono vicini di casa alla Giustiniana (la “Roma bene”), zona ricca, residenziale ed isolata, in balia di due famiglie molto diverse ma accomunate dalla totale mancanza di interesse nei confronti delle reali aspirazioni dei protagonisti. Tutto sembra cambiare quando Clara scopre di avere una sorella quasi coetanea, nata da un’altra relazione del padre nei primi anni di fidanzamento con la madre, che vuole conoscerli e che diventerà per lei, così confusa e insicura, l’ancora di salvezza.
Un bel personaggio questo di Gloria, la sorella ritrovata, forte, che ha combattuto per guadagnarsi uno spazio nel mondo ed è in grado di prendersi responsabilità che nemmeno spetterebbero ad una 18enne, nata e cresciuta in un quartiere popolare praticamente senza padre e che sviluppa nei confronti di Clara un affetto e un senso di protezione commoventi.
Max, ragazzino intelligente e un po’ nerd, figlio di una famiglia numerosa di palazzinari arricchiti e conservatori, il più “normale” tra i fratelli che il padre considera tutti imperfetti (uno piccolo e troppo grasso, una femmina e anoressica, uno gay e l’altro eterno Peter Pan); per questo il padre vorrebbe che ereditasse l’azienda di famiglia, mentre lui è appassionato di cucina. E’ da sempre invaghito di Clara e l’estate dopo la sua maturità il loro rapporto è destinato a cambiare.
La Blasi tratta temi complessi e duri, come la violenza psicologica e sessuale, i disturbi alimentari, la non accettazione dell’omosessualità, ma senza trasformali in esempi moralizzatori, senza giudicare, utilizzando lo sguardo limpido e sincero dei protagonisti.
Sono personaggi tormentati, come tutti gli adolescenti, ma anche molto schietti, ragazzi che hanno avuto tante esperienze e vivono la loro città, Roma, come una propaggine del proprio corpo; Roma è raccontata benissimo, con tutta la prepotenza e le differenze anche abissali che caratterizzano i diversi quartieri.
Gli adulti risultano essere alla fine i più deboli, quelli meno capaci di grandi azioni, che si lasciano trascinare dagli eventi, poco inclini a reali cambiamenti e sordi di fronte alle grida di aiuto dei propri figli.
Un libro dove il linguaggio muta continuamente: i giovani parlano come i giovani (e non come delle macchiette), quando serve compare il dialetto romano, e la storia assume così maggiore realismo.
VOTO 20 FERMATE: Una storia scorrevole, con una trama ricca non priva di piccoli colpi di scena, ma soprattutto un romanzo vivo, nel quale i personaggi emergono prepotentemente e acquistano profondità pagina dopo pagina.
CITAZIONE: “Poi, non è che lo sbrocco sia altro che uno sbrocco: quando sono sceso per fare colazione, era già tutto allegro. Io meno, ma è irrilevante: il buonumore di mio padre è indiscutibile, inaffondabile, almeno quanto il suo malumore. Se si sveglia bene, non c’è niente che lo possa tirare giù. Se si sveglia male, è meglio essere in un altro continente. Questa mattina, comunque, gli astri sono con lui. Ha perfino fatto il caffè, evento che fornisce la misura di tutta la sua buona disposizione nei confronti dell’umanità che vive in questa casa, e che al momento comprende Elena (già vestita e truccata per andare a studiare in biblioteca con le amiche), Attilio (che è stato spedito a letto alle undici di ieri sera), e mamma, che al momento è di là a dare ordini a Nestor per la cena del suo compleanno. Il mio arrivo in cucina coincide con le solite raccomandazioni sul menu: «Mi raccomando, almeno un piatto vegetariano, voglio vedere la lista prima che faccia la spesa, venerdì al più tardi». «Sì, signora.»”
Flavia Capone