Nei libri della Austen, tra balli e pomeriggi nel parco, cene eleganti e pettegolezzi in salotti arredati con gusto, passeggiate e cavalcate, c’è una parte della storia che passa inosservata. Chi ha riempito i piatti che imbandiscono la tavola? Chi lava i bellissimi vestiti che le signorine indossano nelle occasioni importanti? Chi tira a lucido ninnoli e soprammobili?
Longbourn House racconta i retroscena di Orgoglio e pregiudizio dando voce e sentimenti a quelle ombre che nel celebre romanzo della Austen si limitavano a passare silenziose sullo sfondo. Grazie all’abile penna di Jo Baker, oltre a lavare, pulire, cucinare e rassettare, finalmente i domestici dei Bennet hanno sogni e speranze, si innamorano e soffrono come chiunque altro. Un racconto avvincente, in cui il mondo altolocato della Austen scompare oltre la porta delle cucine, intravisto solo attraverso la fatica e le disuguaglianze su cui si regge. Un modo nuovo di approcciarsi all’Inghilterra di inizio Ottocento, sentendola per una volta attraverso il cuore dei servi e non dei signori. Nonostante l’amore che continuerete a provare per i libri della Austen, vi assicuro che non guarderete più le signorine Bennet o Emma con gli stessi occhi, dopo aver appreso cosa volesse dire essere una “collaboratrice domestica” in un mondo in cui l’acqua corrente e l’elettricità ancora non c’erano.
VOTO 30 FERMATE: Un libro che scorre velocemente sotto i nostri occhi, tanto da farci dimenticare delle sue quasi 400 pagine. È un racconto che più che la storia ti lascia addosso le atmosfere. Contraddittoriamente affascinante leggere di una vita dai ritmi così lenti mentre siamo immersi nei nostri frenetici ritmi metropolitani.
CITAZIONE: “Le cinque signorine dormivano nel proprio letto sognando sogni da signorine, quali che siano. E sopra ogni cosa brillava la luce gelida delle stelle; brillava sui tetti di ardesia, sul cortile lastricato, sul capanno del gabinetto, sul giardino e sulla boscaglia a lato del prato, sui fagiani pressati l’uno all’altro e su Sarah, una delle due cameriere di Longbourn, che azionò la leva della pompa, riempì un secchio e lo spinse di lato, i palmi delle mani che già le dolevano, e sistemò un altro secchio per riempire anche quello.”
Flaminia Gambini