LA VERTIGINE DEL CASO – PRIMO MOVIMENTO , , , , , ,

Ogni tanto capita di trovarsi di fronte ad esperimenti letterari insoliti ed interessanti, ed è questo il caso. Vanessa Chizzini si cimenta in questo “primo movimento” composto di due racconti lunghi (“L’eleganza matta” e “Vertigini e stravedimenti”) che hanno come protagoniste Sam e Mic, due amiche da sempre, di quelle che si conoscono come le proprie tasche e si leggono negli occhi, supportate dalla presenza della signore Adriana, elegante ultrasettantenne allegra e divertita, che vive nel ricordo del marito scomparso senza però mai cadere nella malinconia.

 

In “Eleganza matta” facciamo la conoscenza del nostro terzetto, durante una rilassante vacanza al mare, resa più movimentata dalla presenza di una strampalata (ma utilissima, va detto) invenzione ad opera di un enigmatico islandese: le cabine spalma-crema, che affascinano particolarmente Mic, già portata per carattere ad investire di significati esistenziali anche i più semplici aspetti della vita quotidiana.

Cosa si nasconde dietro l’invenzione di queste cabine? E come mai da aggeggio da spiaggia si trasformano in ispirazione per un’opera d’arte della Biennale di Venezia? E soprattutto cosa c’entra quel treno d’epoca vuoto piantato sui binari?

Come vedete c’è parecchio materiale per i curiosi, ma anche per coloro che amano riflettere sui sentimenti e osservare la realtà con un’attenzione e uno sguardo più profondo di quanto forse siamo abituati a fare.

 VOTO 20 FERMATE: Un libro all’apparenza semplice, ma che richiede una certa attenzione, soprattutto nelle parti dove le riflessioni della protagonista Mic prendono il sopravvento. Dedicategli qualche fermata in più per andare oltre alla superficie della storia.

CITAZIONE: “Felice ed inaspettato, ecco. Quando fa la sua comparsa qualcosa di nuovo che precede o abbatte qualsiasi nostra aspettativa. Qualcosa di bello che ci coglie impreparati.(…) L’incontro con il mio povero marito per me è stato così. Ecco perché io adesso vivo lì, nella cabina, nella stanza del ricordo. Seduta con le mie foto, gli oggetti di un tempo e i pensieri di un’altra epoca(…)Che vita dovevo rifarmi, se ne avevo già una? Non ho mica smesso di vivere io. Solo che vivo con un morto. E allora fa impressione.”

Flavia Capone

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