La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia di Gemma Calabresi Milite
La donna a quel tempo era incinta e già madre di due figli. Da un giorno all’altro si ritrova vedova, con molte incertezze sul futuro. Gemma Calabresi ripercorre quel periodo della storia italiana, caratterizzato da odio e violenza. Racconta anche cosa ha significato per lei aver cresciuto tre figli tenendo sempre vivo il ricordo e l’esempio del loro padre, cercando continuamente di riabilitare la memoria di chi, per molti anni, era stato ritenuto un assassino.
Il breve racconto si presenta come un cammino verso la pace interiore. Gemma perdona gli assassini di suo marito grazie all’aiuto della fede in Dio. Il concetto stesso di perdono è centrale in tutta l’opera: Gemma ricorda che lo stesso Gesù sulla croce non riesce a perdonare, ma chiede a Dio di farlo, rivendicando il suo essere umano. Gemma costruisce la sua vita sull’esempio della rinuncia alla vendetta, trasformandola in voglia di giustizia, come dimostra attraverso la compostezza durante i lunghissimi processi.
VOTO 10 FERMATE: un libro che sorprende per la sua chiarezza e semplicità. Nella seconda parte diventa racconto di vita, che va oltre il lutto; diventa una confessione sui sentimenti provati durante un periodo di dolore, servito a renderla una persona migliore. Piano piano il ricordo di Luigi diventa più rarefatto, grazie anche all’amore del suo secondo marito, dei figli e dei genitori, ma anche da parte di sconosciuti che non le hanno mai fatto mancare il loro appoggio.
Citazione: Anche a me, a volte, l’hanno chiesto: «Li perdona?». E io, che non sapevo nemmeno che cosa provassi, davo la risposta più onesta possibile: «Sono in cammino, la strada è lunga e difficile, vedremo». Quello che non dicevo era che c’erano momenti in cui mi sembrava di essere a buon punto e altri in cui pensavo di non riuscire più a fare nemmeno un passo. Non raccontavo di come mi sforzassi in quell’impresa usando la testa, per poi accorgermi, molto tempo dopo, che tanta fatica era stata inutile, perché il perdono è un moto autonomo del cuore. Non parlavo del potere seduttivo della rabbia, di quanto un titolo di giornale o una dichiarazione potessero farmi arretrare di anni, o chilometri (che unità di misura si usa sulla strada del perdono?).
Libero Iaquinto
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