ALICE SENZA MERAVIGLIE , , ,

E’ passato il tempo delle meraviglie: soprattutto per i 30-40enni, la generazione anni ’80 della quale tanto si parla, c’è poco da meravigliarsi e molto da interrogarsi.

Questo fa Celeste Primavera, la cui personalità fa a cazzotti con il nome di battesimo: attrice e ghost writer, rigorosamente precaria in entrambi i settori, come il periodo storico impone, che vive in un monolocale loculo, quasi una soffitta, con Russotto, un pesce traumatizzato immerso in acqua e Lexotan, circondata da strambi vicini di casa, che nonostante la poca solidità delle proprie esistenze, sono i suoi unici punti di riferimento.

 

Per chi, come la sottoscritta, è di poco più giovane di Celeste, ritrovarsi nelle sue ansie, negli alti e bassi delle sue giornate, nei suoi continui ripensamenti e cambiamenti di rotta è più che facile, direi naturale. La dolce fanciulla, che non è affatto dolce, o comunque indurita dall’alto tasso di cinismo, ha avuto un unico grande amore, seguito da un numero imprecisato di incontri disastrosi, quelli che fanno parte del classico curriculum emotivo-sentimentale di ogni donna: il mammone, il paranoico, lo sfigato e molti altri, che aiutano Celeste a sviluppare una corazza, almeno apparente, che risulta molto utile nella gestione dei rapporti occasionali (tranne che con il famoso LUI, che è un po’ il Big di Sex and the City…). Ogni tanto crolla, allora se il panico sta per prendere il sopravvento si imbarca in estenuanti corse sul posto o si affida a improbabili cene a base di cipolla e curry sostenuta dai pazzi coinquilini.

Se però c’è una cosa che Celeste impara, e anche noi lettori, è che i sentimenti alla fine vincono su tutto, sulle disavventure, sulle sfighe e sulle ansie, se si impara a dargli il giusto spazio, senza avere paura della propria debolezza.

Una storia molto vera condita da romanticismo da romanzo, nella quale è facile rispecchiarsi; tanta ironia sarcastica ma anche tenera, il risveglio di una giovane donna che deve riabituarsi ad un mondo che non sente più suo e nel quale può essere molto complicato rimanere a galla.

VOTO 10 FERMATE: Una scrittura dal ritmo incalzante, specchio perfetto dei pensieri veloci e caotici della protagonista. Un ottimo libro metropolitano, facile da interrompere e riprendere in base alle proprie esigenze di mobilità.

 

CITAZIONE: “Lui mi scrisse: Ti prego, torna con me, ma non so se ti amo.” “E allora prima sappilo poi riparliamone”. “Dai riproviamo: mi piaci perché sei bella, vincente, anticonvenzionale e mai scontata”. “Questa parte la amano tutti. Persino io. Mi dispiace. Cerco qualcuno che ami anche l’altra parte: malinconica, fragilissima, inadeguata, sola, impaurita, ipocondriaca, gelosa, invidiosa, insicura del suo corpo, dei suoi odori, dei minuti che passano. Abbandonica e puttana. Coraggiosa e vile.”

Flavia Capone

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