DAI UN MORSO A CHI VUOI TU – Storie d’amore per appetiti formidabili , , , , , , , , , , , ,

Premetto (ed è quasi un mea culpa) che quando si tratta di “appetiti formidabili” sono la persona giusta alla quale riferirsi. Per me il cibo è una gioia, un qualcosa che colora la vita e può renderla migliore: ho sempre pensato che “comfort food” fosse un’espressione azzeccatissima.

Amore e cibo, sesso e gusto: abbiamo sentito talmente tante volte questi binomi che quasi ci sono venuti a noia (almeno a me). In questi nove racconti il rischio “stralci di romanzetto rosa” era altissimo, e qualche caduta c’è, ma nell’insieme prevalgono una certa grazia e un’ironia naif.

Nove autrici si misurano con i temi dell’amore e del cibo: c’è chi sceglie il supermercato come luogo di rimorchio, chi riscopre antichi sapori che nascondono memorie di famiglia, chi usa come pretesto una lunga chiacchierata su Whattsapp tra amiche.

 

“Dai un morso a chi vuoi tu” di AA.VV. (Booksalad)

Ogni racconto è accompagnato da una ricetta, che è forse l’espediente più stuzzicante del progetto: se uno avesse il tempo e la pazienza ce ne sarebbe da mangiare per mesi. Un cenno di merito al racconto di Miriam Ghezzi, perchè l’idea della torta magica che dà indicazioni sulla veridicità del rapporto d’amore è veramente carina e originale.

In conclusione: ogni tanto è bello perdersi anche nella leggerezza, abbandonarsi alle facezie amorose e ai pettegolezzi, come quando si guarda una vecchia puntata di Sex and The City, sbracate sul divano con plaid, pizza, cioccolato e la testa libera dai pensieri.

VOTO 10 FERMATE: Un libro molto adatto al viaggio e alle fantasticherie: vi scoprirete a chiedervi se davvero quel bel ragazzo (o bella ragazza) che tenta di sorreggersi agli appositi sostegni dell’autobus senza travolgere anziani e bambini sta guardando proprio voi…

CITAZIONE: “Il trillo del forno ci fa sussultare. Mi metto i guanti e schiudo lo sportello: dopo qualche scottatura non ti dimentichi più della nuvola di vapore che ti aspetta quando apri il forno. L’odore del pane, caldo e croccante, ci avvolge e si diffonde in tutta la cucina. Ha il potere, quasi soprannaturale, di evocare persone, luoghi, rumori, altri odori: la panetteria di mio padre, il sole che scalda i prati e la pelle, crosta croccante a cui è stata tolta la mollica, profumo di legna e resina, un cristallo di sale che si scioglie sulla lingua, le dita sporche d’olio, rumore di piatti e posate.”

Flavia Capone

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