SUMMER OF BLOOD , , , , , , , , , , , , , ,

Sono figlia di una sessantottina abbastanza incallita, quindi per me la “Summer of love” oltre a rappresentare un immaginario che conosco soprattutto grazie a canzoni, film e fotografie, è anche qualcosa di vicino, quasi familiare; anche se l’Italia non può vantarsi di aver sperimentato il fenomeno con la stessa quantità di poesia, fiori, capelli e frange degli Stati Uniti.

Ma siamo sicuri che ci fossero solo fiori e qualche allegra cannetta? In questa raccolta di racconti l’estate dell’amore diventa molto più cupa e drammatica, si tinge di rosso sangue e l’attenzione viene puntata su tutto ciò che di marcio e ambiguo possa nascondersi dietro quell’epoca.

 

Gli hippie diventano quindi delle vittime designate, a volte prede come in una malata battuta di caccia, altre bersagli innocenti di perversioni e rancori personali, forse frutto di una latente invidia verso il loro animo gioioso e perennemente rilassato o di un passato drammatico (non dimentichiamoci la tragedia della guerra in Vietnam).

L’atmosfera di quegli anni si fa pretesto per l’analisi psicologia di personaggi che li vivono da protagonisti o li osservano dall’ombra, dando modo ai lettori di immaginare tante variabili e di costruire un universo complesso e movimentato.

E poi quanti di noi si sono mai soffermati sulla figura del figlio dei fiori che diventa genitore? I risultati possono essere molto affascinanti (“Che bello, mia madre ascolta musica fichissima, balla in soggiorno e mi abbraccia in continuazione!”) o molto inquietanti (“Mia madre passa tutta la giornata strafatta di LSD ad organizzare orge con gli amici”): in She’s a rainbow il quadretto familiare in salsa hippie non si concluderà benissimo…(e il racconto è davvero intenso e commovente).

Come quasi sempre accade nelle raccolte di autori vari, ci sono racconti più convincenti e altri meno: nel complesso trovo che sia un esperimento interessante, un modo per esplorare quegli anni con un occhio diverso, meno melenso e, nonostante le forzature letterarie dovute al genere horror-thriller, forse più realistico.

Molto avvincente e ricca la postfazione di Biancamaria Massaro su Charles Manson e la sua Family, un personaggio ambiguo e complicato protagonista di una delle stragi più chiacchierate della storia: non sapendone quasi nulla, se non ciò che è ormai quasi leggenda metropolitana, l’ho trovato utile e “scientifico” al punto giusto.

VOTO 10 FERMATE: Un libro semplice e coinvolgente (sempre se si ama il genere un po’ “dark”), molto adatto alle nostre letture metropolitane, come spesso accade con i racconti. Nello spazio di 10 fermate sicuramente potrete godervene uno e immaginare di viaggiare su uno scalcinato e coloratissimo pulmino Volkswagen predicando pace e amore.

CITAZIONE: “Le settimane passavano, il caldo aumentava, Ginevra non tornava quasi mai e Bruno era diventato uno spettro. Ricky si chiuse  in un guscio impenetrabile…Ogni giorno, dopo scuola, prima che i compagni potessero bloccarlo, correva a casa e si chiudeva in camera a dipingere. Usava i colori di mamma e sperava che se fosse diventato bravo come lei, forse sarebbe tornata.”

Flavia Capone

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