Rampini, abbandonando il politically correct, si cimenta in una profonda critica alle élite occidentali, colpevoli di aver tradito con false promesse e speranze i rispettivi paesi. La critica di Rampini si focalizza in particolare sulla gestione dei due fenomeni più importanti del nostro tempo: globalizzazione e immigrazione. La principale colpa delle classi dirigenti è stata di non vedere e non affrontare gli effetti negativi di tali fenomeni; nella sua analisi, il giornalista critica l’incapacità di far fronte al terrorismo, di mettere un freno alla smodata globalizzazione e di arginare il ritorno del nazionalismo. Aggiungendo anche elementi autobiografici, Rampini va all’attacco del mondo del giornalismo, cieco di fronte a taluni fenomeni sociali. Criticando fortemente gli errori commessi in passato, il giornalista suggerisce possibili soluzioni per poterci liberare dai fantasmi che aleggiano sulle nostre teste. Scritto a novembre durante le elezioni americane, il saggio è una sferzante denuncia dell’attuale situazione e porta il lettore a riflettere attentamente sul presente: se non si cambia direzione alla svelta si potrebbe rischiare la deriva.
VOTO 30 FERMATE: Il libro è un’ interessante e critica riflessione sui temi più scottanti dell’attualità politica. La lettura procede in maniera semplice e lineare riuscendo parallelamente ad affrontare tematiche tutt’altro che semplici. Il libro ben si presta a traversate di media lunghezza e a tenere la mente operativa durante una tratta di treno o una lunga peregrinazione sugli autobus.
CITAZIONE: ” Il grande tradimento delle élite spinge alla ricerca di soluzioni nuove… oppure antichissime. Quel tradimento è reale. Per élite intendo un ceto privilegiato che estrae risorse dal resto della società, per il potere che esercita direttamente: politici, tecnocrati, capitalisti, banchieri top manager nella sfera dell’economia.”
Alessandro Luciani