“Nonnitudine” di Fulvio Ervas (marcos y marcos)
Se lo è chiesto Fulvio Ervas e la risposta è “Nonnitudine”, la storia di un nonno in divenire, anzi di una sorta di club dei nonni, di uomini uniti da un comune e progressivo “rincoglionimento affettivo” (passatemi l’espressione) e accomunati dalla voglia di approfondire la propria condizione, di migliorare corpo e spirito nella speranza di accompagnare i nipoti più a lungo possibile, di scoprire tutti i segreti di quella misteriosa e buona sindrome che è appunto la nonnitudine.
Ecco allora che tra foto e video di primi passi e prime parole, si ricomincia a fare jogging, si scovano pubblicazioni e saggi dedicati alla nobile arte dell’essere nonni e soprattutto si ripercorrono le proprie vite per capire se c’è qualcosa che può avvicinare le vecchie generazioni alle nuove, che spesso sembrano così diverse da fare paura.
E c’è soprattutto l’amore: un amore immenso, privo delle paure e dell’inesperienza dei giovani genitori, un amore orgoglioso e commosso per ogni piccola sfida superata e scommessa vinta, un amore che fa quasi diventare supereroi, che fa superare i propri limiti in nome della gioia di un “bebetin”, un bimbo che diventa il cuore pulsante di tutto.
Fulvio Ervas ci accompagna in un viaggio meraviglioso, dove ironia, commozione, riflessione e una buona dose di fantasia convivono armoniosamente: una storia da leggere da nonni, per sapere che non si è soli in questa impresa, da genitori, per ricordarsi di ringraziare ogni giorno, e da nipoti, per imparare che ogni ricordo è prezioso e va custodito con cura.
VOTO 20 FERMATE: Il libro ha un suo ritmo, dolce e costante, come una fiaba raccontata da un nonno. Dedicategli il giusto tempo e qualche viaggio per poter affiancare alla storia i vostri ricordi, che si accenderanno come per magia.
CITAZIONE: “ Non ho fatto nessuna foto, aveva detto, però mi sono caricato il mio nipotino sulle spalle e abbiamo corso per il prato, ho allargato le braccia come se volassimo, certo avevo paura che cadesse, per questo abbiamo volato solo per qualche passo e poi ci siamo arrampicati sopra una quercia, insomma non proprio arrampicati in verticale, però c’era un vecchio tronco abbattuto e ci siamo saliti sopra, io penso che si sia divertito, l’ho visto sorridere, insomma se uno si diverte cresce meglio, meglio che essere solo fotografati.”