LA NOTTE IN CUI SUONO’ SVEN VÄTH di Lucio Aimasso , , ,

Le storie di adolescenti e di adolescenza sono strane: spesso le snobbiamo, le consideriamo da ragazzini, superate, come se a noi “adulti” non servissero più. In realtà credo, e Aimasso me ne ha convinto ancora di più, che l’adolescenza, anche come tempo della storia di un libro, possa raggiungere un grado di credibilità e aderenza alla vita di tutti che la rende un “evergreen”. Molti mi avevano parlato di questo libro, e se le storie chiamano bisogna dar loro retta.

 

“La notte in cui suonò Sven Vath” di Lucio Aimasso (CasaSirio editore)

Il protagonista è il Moro, Federico, diciassette anni che lo fanno comunque sembrare più vecchio, parecchia droga in circolo, dei genitori ai quali non vorrebbe mai assomigliare e un fratello minore da proteggere anche senza sapere come. E poi la musica tecno, l’amore di una vita, che sembra l’unica cosa in grado di farlo respirare a pieni polmoni senza che la consapevolezza di un fallimento in agguato gli opprima il petto.

Federico ha tre amici e soci, Denis, Pennello e Sfinge, con i quali fa tutto, che sono la famiglia che si è scelto, i destinatari del suo affetto più sincero, e tante donne, che entrano ed escono dalla sua vita, lasciando segni di speranza o contribuendo ad aumentare lo squallore delle sue non-scelte.

I giovani di questo libro si annoiano, cercano continue novità e finiscono per scegliere sempre sesso, droga e altra noia; se alzano lo sguardo non vedono niente, se non altri sguardi assenti e di certo non hanno percezione di un futuro. Sanno solo che non vogliono essere come gli adulti che li circondano, vorrebbero di più ma si sentono di valere troppo poco. Alla fine ciò che resta, come quasi sempre succede, sono proprio le persone, i rapporti, l’amicizia, che li tengono ancorati al terreno, alla vita e alla possibilità di realizzare i propri sogni.

Questa è una storia che lascia un segno del proprio passaggio: il Moro vi tornerà in mente quando non ve lo aspettate, vi domanderete cosa vi ha colpito tanto e quanto c’è di lui in voi.

Non siete più ragazzini, la tecno non vi è mai piaciuta, l’idea più prossima che avete allo sballo è bere troppi caffè: questo libro è soprattutto per voi, perché gli adolescenti sono tutti uguali e gli adulti poco più che bambini cresciuti.

VOTO 20 FERMATE: Lo definirei un “libro Attak” (non me ne vogliate per la bassezza), una storia dalla quale ci si stacca difficilmente e per la quale si ritagliano momenti di lettura anche per brevi percorsi. Dovete restare sull’autobus per poche fermate? Aprite lo stesso il libro, sarà tempo ben speso.

CITAZIONE: “Il fatto è che a volte ho proprio l’impressione di aver capito tutto, che il mondo lo vediamo a metà e com’è nel suo intero non lo vediamo mai, una grande recita, un palco rivbolto da una parte sola. Altre volte invece mi sembra tutto vero, tremendo, senza scampo. Io vorrei essere meglio dei miei genitori, ma poi ho paura di non essere in grado, di essere come loro. Non sono all’altezza dei miei sogni. Crede che sono matto?”

Flavia Capone

Anno

Casa Editrice

Pagine