I CAMPI DI MAGGIO , , , , ,

Igor Patruno ci guida in un tormentato viaggio nella Roma degli anni ’70, dove il terrorismo, la lotta di classe ed i delitti politici colorano di nero la giovinezza del giornalista Antonio Delle Piane, che quarant’anni dopo decide di indagare sulla morte di due ragazzi che ha conosciuto all’università, Andrea e Silvana.

 

 

“I campi di maggio” di Igor Patruno (Edizioni Ponte Sisto)

La vita di Antonio è un continuo rimando agli attimi vissuti e fuggiti, che si ripropongono tracciando piccoli quadri poetici e malinconici sullo sfondo dei fatti storici, che vengono raccontati con passione e dovizia di particolari.

Non ho vissuto gli anni ’70, e forse non mi sono mai stati narrati con tanta vividezza; leggendone, mi sono sembrati spaventosamente simili a quelli che sto vivendo, nei quali molti giovani hanno perso le speranze e altri sono guidati dalla rabbia di tante vessazioni. E oggi come allora crediamo nel diritto di essere felici, pur facendo fatica a vederla, questa felicità.

VOTO 40 FERMATE: Ricchissimo di personaggi, nomi, fatti di cronaca e dettagli, non si presta molto ai brevi viaggi del lettore in mobilità; se siete invece abituati a prendere parecchi treni per percorsi lunghi, può essere un buon passatempo.

Cit. “Tutti noi abbiamo dei sogni” dissi “ed è giusto che sia così. Un uomo senza sogni è una pianta inaridita, una generazione senza sogni è una pianta inaridita, una generazione senza sogni è come il corteo di un funerale dove ciascuno va a seppellire se stesso. Forse è mancata la capacità di misurare i sogni con la realtà. Poi i sogni si sono mischiati alle ideologie e hanno generato l’intransigenza, la fede fanatica nell’ortodossia. L’impossibilità, insomma, di capire e farsi capire…Ora è tutto confuso, è rimasta solo la sensazione di aver perduto…” “…la nostra unica possibilità.”

Flavia Capone

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