EMBASSYTOWN di China Miéville , , ,

Ogni volta che mi appresto a girare una copertina nuova, avverto un vago senso di timore. Mi chiedo se il libro sarà vivo, capace di raccontarmi qualcosa, o morto, cioé incapace di entrare in sintonia con me. Ebbene, come solo la capricciosa quantistica insegna, al di là della copertina non ho trovato un libro nè vivo, nè morto, ma un frammento dello stesso scrittore impresso sulla carta. E’ stato molto piacevole devo essere sincero, abbiamo conversato ed alla fine mi sono dovuto separare a malincuore, promettendogli di rincontrarci in un’altra storia. Perché ora non vi sedete anche voi per fare due chiacchiere?

 

“Embassytown” di China Miéville (Fanucci editore)

Sono rimasto impressionato. L’autore somministra oculatamente le sue idee al lettore mantenendo sempre alta la concentrazione. Notevole è il modo in cui gli elementi secondari vengono prima solo accennati e lasciati oscuri, poi vengono delineati in modo del tutto naturale durante la storia, mentre magari l’attenzione del lettore è rivolta altrove. Ogni epifania risulta utile a dipingere e capire il principale filone narrativo. Questo è Asimov signori.

Aspettate poi di leggere come ha rivisitato alcune tra le tematiche più comuni della fantascienza: personalmente ho adorato l’Immer ed amato la bioingegneria descritta; ma non è tutto. La storia è incentrata sulla differenza culturale ed evolutiva tra specie, sulla difficoltà di mutua comprensione tra logiche opposte, un aspetto che non potrà non ricordarvi Clarke e che Miéville dipana e sfrutta brillantemente. Non so cos’altro dirvi, ma sono certo che anche voi scenderete almeno un paio di volte alla fermata sbagliata.

L’umanità è disseminata in un Universo dove i viaggi spaziali sono permessi fluendo in uno stato fisico chiamato Immer, simile ad un mare in cui la materia galleggia, vive e muore. Solo pochi sono in grado di navigare e traghettare navi ai confini dello spazio, tra questi Avice, la protagonista, nativa di un mondo di frontiera, segnalato da un faro nell’Immer lasciato da chissà quale razza aliena. Lì l’umanità vive in una città, Embassytown, tollerati da una specie autoctona, gli Ariekei, che gli umani chiamano “Ospiti”. La convivenza è dura per gli umani ed un errore farà sì che il delicato equilibrio tra le due specie verrà meno, portando Embassytown in un turbine di eventi che vi risucchierà come un piccolo buco nero cerebrale dal quale uscirete solo finendo il romanzo.

VOTO 20 FERMATE: Il libro è scorrevole, vi permetterà di fare il punto della situazione piuttosto facilmente e, se riuscirete a staccarvi dalle sue pagine, anche di scendere dalla metro. Comunque, dato che alcuni passaggi chiave richiederanno più concentrazione, venti fermate sono il voto giusto.

Citazione: “…Ez era l’inciso e Ra l’eco. Avevo sentito spesso parlare quella lingua e posso dire che la loro dizione era bella ed elegante…Dissero agli Ospiti che era un onore fare la loro conoscenza: ‘suhahil|shurasuhail.’ Davvero un bel saluto…Troppo impegnati a sentirli parlare e a mettere alla prova le loro abilità, non ci accorgemmo del cambiamento. Nessuno fece caso alla reazione degli Ospiti…”.

Emmanuele Peluso

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