Sale!

LA GUERRIERA DAGLI OCCHI VERDI , , , ,

Libertà o morte. È un concetto che può apparire ridicolo? Di sicuro per chi non è mai stato costretto a conquistarsela. La lettura di questo libro credo possa far cambiare idea. Marco Rovelli ci racconta gli ultimi vent’anni della questione curda descritti attraverso gli occhi verdi di Filiz, una combattente del PKK, che si fa chiamare in battaglia con il nome di Avesta.

 

Le immagini sono crude, non permettono al lettore di rimanere indifferente. Che sia un pregio o un difetto, è impossibile non simpatizzare per il popolo curdo. Rovelli ci trascina nelle vite dei partigiani, che da troppo tempo combattono contro lo Stato turco. “Vabbè è la Turchia, è lontana, chemmefrega!” (cit. uomo qualunque). Ma i curdi combattono anche per noi, contro l’Isis. “Vabbè so’ quattro zingari! Mica vincono!” (cit. ancora lui che parla sempre su tutto). Invece sì. Vincono. In silenzio, ma vincono. A costo della vita, ma vincono. Credo che almeno un po’ di considerazione se la siano meritata.

Una popolazione cancellata, una questione dimenticata, la cui storia deve essere raccontata. Le angherie del governo centrale diventano il filo conduttore delle vite dei vari combattenti, uniti dalla speranza di libertà, di riconosciuta identità, di democrazia. Gli occhi verdi di Avesta simboleggiano il fuoco sacro della lotta, in equilibrio tra le opinioni di chi li considera terroristi o eroi.

VOTO 20 FERMATE: State molto attenti, perché dopo 5 fermate potreste avere voglia di scendere dalla metro e andare a fare la rivoluzione! Rovelli ha conosciuto di persona tutti i personaggi del suo libro, descritti come eroi epici, costretti a resistere, a lottare. Offre un taglio giornalistico alla narrazione che alterna memorie del passato con le vicende attuali. Rovelli è rimasto affascinato dalla cultura curda e lo dimostra. Il racconto è chiaramente di parte, caratterizzato dalla divisione manichea fra socialismo realizzato e capitalismo, fra Turchi oppressori e Curdi oppressi.

CITAZIONE: “Filiz non riesce più a danzare, senza di lui, non riesce a cantare. È sempre triste, lo sguardo velato. Continua a lavorare nel campo, aiuta la madre in casa, partecipa alle riunioni. Chi la conosce vede scomparire il sorriso che aveva sempre sulla bocca. Lo sguardo si fa più teso, come concentrato su un solo obiettivo: la vendetta.”

Libero Iaquinto

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