“Una vita come tante” di Hanya Yanagihara (Sellerio)
Il romanzo racconta la vita adulta di quattro uomini, Jude, Malcom, JB e Willem, che si incontrano al college ed instaurano da subito una relazione destinata ad accompagnarli per sempre. Sembrerebbero appunto “vite come tante”, ma dietro il fisico e la mente tormentati di Jude si nasconde un’infanzia terribile, che finisce per trascinare, attraverso ricordi che sono molto più che semplici ferite, nel vortice del dolore anche i suoi amici.
Jude è un personaggio meraviglioso, come lo sono anche gli altri protagonisti, ognuno a suo modo: ogni singolo momento della sua vita è una pericolosa mistura di dolore, tenerezza, frustrazione, gioia, una serie di struggenti montagne russe emotive che finiscono per stravolgere l’animo dei lettori. Mentre leggevo continuavo a chiedermi: si può continuare a vivere dopo una simile esperienza? Quante volte siamo in grado di rinascere e quanto i segni lasciati dalle esperienze sono in grado di definire i nuovi “noi stessi”? Che valore ha anche un briciolo d’amore nel riscattare una sofferenza che sembra interminabile?
Brutalità e grazia si muovono a braccetto, la quotidianità di esistenze così reali eppure così straordinarie svilupperà in voi una sorta di dipendenza che vi porterete dietro per giorni dopo aver letto l’ultima pagina; Yanagihara sa raccontare i dettagli più atroci e i sentimenti più puri con eguale delicatezza, senza però abbandonare mai la credibilità e andando dritto al cuore. Nessuna scorciatoia e nessuna maschera.
VOTO 40 FERMATE: La mole mi obbliga a tenermi alta con le fermate (è un libro evidentemente complesso da portare in borsa) , anche se il consiglio è quello di non lasciarvi intimorire. Perfetto per i lunghi viaggi, i pendolari mi ringrazieranno.
CITAZIONE: “Quando questi ricordi annunciavano il loro arrivo, si scopriva disorientato: gli occorreva qualche istante prima di ricordare che quelle scene, più ancora che appartenere alla sua vita, ne erano la sostanza più autentica. (…) Era stato allora che aveva cominciato a comprendere quante cose della sua vita avesse imparato a cancellare, spesso pochi giorni dopo che erano accadute, e si era reso conto, al contempo, che aveva perso la capacità di farlo. Sapeva che quello era il prezzo da pagare per la sua nuova vita, e che se voleva godersi ciò che di bello e inedito gli accadeva, doveva anche accettarne le conseguenze.”