L’UOMO CHE NON ESISTE , , , ,

A scuola ci “consigliano caldamente” di leggere molti libri, soprattutto i grandi classici che finiamo immancabilmente per odiare o per riscoprire solo da adulti, quando il mefitico fiato sul collo delle insegnanti non c’è più e siamo liberi di scegliere. Ho sempre letto tutto ciò che mi veniva consigliato o assegnato: alcune volte ho letteralmente odiato dei libri, ma per molti dovevo solo ringraziare. E’ stato il caso del “Fu Mattia Pascal”, che ho amato e che ho piacevolmente ritrovato in questo racconto di Gianluca Mercadante pubblicato per Intermezzi, collana Ottantamila.

 

“L’uomo che non esiste” di Gianluca Mercadante (Intermezzi)

Immaginate Valerio, un moderno Mattia Pascal appunto, che si ritrova privo di identità ufficiale, a girovagare per uffici postali (che già per chi ha nome e cognome non sono sempre luoghi ameni) e ad affrontare la nuova vita da “fantasma”, che poi forse non è così nuova. E vai a capire se è lui ad avere ragione o il resto del mondo a conoscerlo più di quanto faccia lui stesso.

La vicenda è già di per se avventurosa e godibile, ancor di più perché raccontata con l’ironia sarcastica e mai arrogante di Mercadante.

Quanti di noi svegliandosi non si riconoscono nella propria vita? A volte sembra che qualcuno ci abbia incollato addosso il personaggio di una gigantesca piece teatrale (The Truman Show insegna) senza che noi ce ne accorgessimo: se ogni tanto tanto vi siete sentiti così, questo libro fa per voi.

VOTO 10 FERMATE: Gli Ottantamila non deludono mai, lo abbiamo scritto tante volte; anche in questo caso un ottimo passatempo per un breve viaggio o due al massimo.

CITAZIONE: “ Il passaggio lo colpisce. Si guarda intorno: nessuno che legga, manco fosse un’azione proibita, fuori normativa, come il suo inquadramento professionale. I libri si scrivono per la gente e la gente, magari in attesa all’ufficio postale con un numerino che indica a grandi linee un tempo morto di quarantatré minuti, tanto per fare un esempio pratico, invece di provare a distrarsi leggendo un libro si frigge il cervello sull’iPhone, o trova il proprio centro di gravità permanente nelle punte delle scarpe che indossa.”

Flavia Capone

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