LA PASSEGGERA , , , ,

Una lenta discesa verso l’oscurità: questa la caratteristica principale del romanzo di Daniela Frascati. L’oscurità della terza classe di una nave da crociera, l’oscurità di un animo malvagio, l’oscurità del male che l’uomo può compiere e che può deviare anche le menti più rette.

 

Siamo nel 1914, il Paradiso è una gigantesca nave guidata dal comandante Ippolito Zocalo, uomo freddo, calcolatore e morbosamente affezionato al suo ruolo; durante un viaggio verso l’America compare a bordo una piccola e misteriosa passeggera, Aquilina, che è difficile definire del tutto umana, sempre silenziosa e tormentata, che porta con sé un’aura di dolore, magia e interrogativi irrisolti. Contemporaneamente dalla terza classe inizia a diffondersi un morbo sconosciuto, veloce e letale, che minaccia di raggiungere la gabbia d’oro dei passeggeri dei piani alti: avrà a che fare con la bimba di origine ignota o è solo l’ennesimo segno della distinzione sociale che la struttura della nave sottolinea e rimarca?

Ci sono molti personaggi e molti fili narrativi ne “La passeggera”: tutto prende forma lentamente e diviene più chiaro pagina dopo pagina, in un crescendo di orrore che fa riflettere su quanto in là nel territorio del male possa spingersi l’animo umano se mosso dalla passione e dal desiderio.

L’infanzia rubata e distrutta e la mancanza di amore sono l’implicita causa scatenante di ogni evento tragico, in una catena ininterrotta di rancore e vendetta che lascia chi legge in un costante stato di ansia e commozione. Non sempre è facile trovare la linea da seguire e districarsi tra le tante storie dei protagonisti, ma sicuramente ci si appassiona e non si smette di leggere fino alla scoperta della verità.

VOTO 30 FERMATE: Una storia complessa ma avvincente, adatta a percorsi medio-lunghi che permettano il giusto livello di concentrazione; se siete menti impressionabili, meglio evitare la lettura serale…

CITAZIONE: “Il Paradiso era la sua stessa vita, Acone ne aveva profanato l’integrità e la saldezza. Pensò che quell’uomo spregevole non valeva la condanna di nessuno. Si ritrasse con raccapriccio da quel pensiero. Ecco che, lontano dalle condizioni di rettitudine e di equilibrio a cui la vita deve sempre tendere, come la rotta di una nave, le azioni e i giudizi non sono più lineari né solidamente strutturati e i principi seguono un percorso inquieto, declinato secondo l’occorrenza e l’opportunità.”

 

Flavia Capone

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