LA COPPIA PERFETTA ,

Non mi fiderò più di nessuno. Provate a fidarvi di qualcuno dopo la lettura del primo romanzo di B.A. Paris. Ci riuscireste dopo un’attenta analisi di tutti i particolari, di tutte le parole, di tutte le espressioni, quanto serve insomma per scoprire la realtà dietro la bugia perfetta che è la realtà stessa. L’esordio dell’inglese Paris è un thriller sopraffino, che vorrete godervi pagina dopo pagina.

 

Jack e Grace sono la coppia perfetta. Apprezzati, nonché invidiati, dai vicini, innamorati come fosse il primo giorno, incapaci di stare lontani per più di un minuto. Jack è un avvocato di fama mondiale, affascinante, affabile, rispettato. Grace ha lasciato il suo lavoro per una vita da brava mogliettina al fianco di suo marito. È molto legata a sua sorella Millie, affetta dalla sindrome di Down, che dovrà trasferirsi di lì a poco presso la loro casa. Anche Jack è fin da subito molto legato a Millie e questo legame sarà alla base dell’innamoramento di Grace nei suoi confronti.

Io quasi quasi la recensione la finirei qui, per lasciarvi con quest’impressione di perfezione. Davvero non intendo svelare nulla, abbandonatevi alla sorpresa. Ok ok, vi dico solo che il titolo in lingua originale è “Behind Closed Doors” (Dietro le porte chiuse). Immaginate su, non è difficile. Cosa ci può essere dietro una porta chiusa? Tutto ciò che non si è. Del resto credo che già abbiate capito che è un romanzo raccontato sulla base di due realtà. Il dualismo, in effetti, è la chiave di lettura: il dualismo tra ciò che è e ciò che sembra, intervallato da piccoli sprazzi di ciò che sarebbe stato e sarebbe potuto essere. A questo punto, invece di cercare di capire quello che sto dicendo, perché non lo leggete e basta?

VOTO 30 FERMATE: E’ un romanzo abbastanza lungo ma scorrevole. Gli sbalzi temporali, tra presente e passato che alla fine si incontreranno, sono funzionali alla dinamica del racconto per scavare ancora più a fondo la verità. La scelta della narratrice interna (secondo il punto di vista di Grace) è indovinata perché il lettore deve sentire la paura che imperversa nel racconto. La scrittrice ci offre un vero e proprio senso di oppressione. Si tocca con mano la disperazione della vittima che non riesce a vincere il gioco psicologico contro il carnefice, artefice di trovate che limitano la genialità.

CITAZIONE: “Sapevo che sarebbe stato difficile sfuggirgli, ma non che sarebbe stato impossibile. E adesso rimane così poco tempo. Settantaquattro giorni. L’idea che lui li stia contando come un bambino impaziente in attesa del Natale mi dà il voltastomaco”.

Libero Iaquinto

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