LOVE KAPUTT , , ,

Maurizio esce da una birreria dopo una serata passata ad ubriacarsi. Viene avvicinato da due uomini che lo minacciano con un coltello. Avventatamente si difende ma viene colpito e in seguito trasportato in ospedale. Così ha inizio il nuovo romanzo di Antonio Giugliano, ma è la fine della vicenda che l’autore intende raccontare. Il resto è snocciolato dal flusso di ricordi che Maurizio incanala per mettere ordine nella sua vita dissoluta.

 

Non c’è dubbio che le azioni di Maurizio siano motivate dal ricordo della moglie Elena, conosciuta in treno e sposata dopo pochi mesi. Al principio il loro rapporto si fondava su un’intesa perfetta, apertura al dialogo, fiducia l’uno nell’altra e soprattutto una passione scatenata. Poi si rompe qualcosa: magari la fretta del matrimonio o una passione ingannatrice finita troppo presto, oppure la noia che inevitabilmente prende due individui che non hanno avuto tempo di conoscersi. La loro storia finisce nel più tragico dei modi: Elena si suicida.

Ha così inizio il vortice distruttivo di Maurizio, tra notti passate in auto in cerca di prostitute e successiva solitudine a cercare il motivo dell’insano gesto, mentre chatta sui siti d’incontri. In suo aiuto accorre l’ex cognata Monica, che ha importanti novità sul caso di Elena e gli renderà manifesta la sconvolgente e tremenda verità. Il sentimento dell’amore viene sezionato e analizzato, portato ai limiti dell’ossessione carnale; un’ossessione per cui si può morire perché è l’unica passione che rende vivi i protagonisti. Il mondo femminile ne esce sconfitto, dedito alle vendette e alla bramosia di denaro. Il finale è semplicemente sorprendente.

VOTO 20 FERMATE: Maurizio è il tipico personaggio che può ispirare simpatia, ma Giugliano è abile a mostrare soprattutto i difetti di quello che è effettivamente un antieroe. Il taglio realistico è supportato dalle espressioni in lingua napoletana e dal linguaggio talvolta scurrile. Sullo sfondo della vicenda giace l’hinterland napoletano, spogliato di ogni romanticismo e attaccato duramente per il suo provincialismo. Durante i giri in auto senza meta viene mostrato un ambiente in declino, proprio come l’anima del nostro protagonista, tra speranze del passato e macerie di un presente inghiottito dalla caotica urbanizzazione.

CITAZIONE: «So’ stata ingenua, capisci? Questa è la cosa che mi fa più rabbia» disse Monica, mentre lui apriva la porta per farla uscire.

«Lo siamo stati tutti e due» fece Marullo, di rimando. «Che ci vuoi fa’ mo’?»

«E che ci posso fa’? M’aggia adegua’…» disse Monica. E aggiunse: «Leggilo, non fare lo scemo. Soffrirai ma te ne libererai. Io lo so perché l’ho letto. Senti a me…».

Non rispose. La seguì con lo sguardo mentre si allontanava sul pianerottolo. Poi chiuse la porta.

Libero Iaquinto

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