ANCHE LE SANTE HANNO UNA MADRE di Allan Gurganus , , ,

Avete mai pensato a come deve sentirsi la madre di una figlia perfetta? L’americano Allan Gurganus (attenzione siori e siore, un MASCHIO!) spalanca una porta nella mente e nel cuore di Jean Mulray, una donna che sarebbe di per sé un tipino interessante (divorziata, intelligente, con alle spalle una poesia pubblicata sull’Atlantic Monthly a soli 19 anni) se non fosse per la strabordante e meravigliosa personalità della figlia Caitlin, neo-hippie degli anni 2000 che regala ai poveri ogni singolo oggetto le capiti a tiro e salva vite come se cambiasse lenzuola. La loro vita familiare procede tra faticosi tentativi di mantenere un rapporto sereno tra le due donne, quando all’improvviso succede qualcosa, un fatto sconvolgente che cambia tutto e rende Jean ancora più “squilibrata”…

 

“Anche le sante hanno una madre” di Allan Gurganus (Playground)

Ironico, di quell’humor sfacciato e nero che ti fa anche vergognare di stare ridendo, non dà tregua e non si perde in riflessioni inutili: il ritmo dei pensieri della protagonista è così serrato che verrebbe da dirle “Tesoro, stai serena, va a farti un thè in pace!”. Indicato per le madri che credono di essere le uniche a produrre pensieri talvolta malvagi sui propri figli.

VOTO METROPOLITANO 20 fermate: Scorrevole, si rischia solo di perdere un po’ il filo tra uno spintone della vecchina di turno e un insulto all’autista.

Citazione: “Ero fiera, certo; ma anche preoccupata e – a dirla tutta – sempre un po’ innervosita. Avevo paura per lei, mi capite? Già prevedevo, infastidita, lo sfinimento che la sua grande disponibilità sarebbe costata a lei, e quindi a me. Lasciava sempre aperta la porta di casa. Uccelli, topi, aria fredda, barboni, Testimoni di Geova, entrava di tutto e senza problemi. E così può capitarti di essere a tal punto preoccupata per lei da averne quasi paura. E’ sbagliato desiderare che un figlio superi sano e salvo – salvato da un sano egoismo – i diciott’anni? Sentivo cosa rischiava Cait per colpa di quell’eccesso di pregi.”

Flavia Capone

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