Un tè a Chaverton House di Alessia Gazzola

Di cosa ha bisogno nella vita una bambina appena nata? Questa è la domanda che tre fate si pongono davanti alla culla di Angelica. Una le donerà il buonumore, un’altra la docilità, l’ultima la capacità di saper cucinare cose deliziose. Le serviranno davvero queste qualità? Scopriamolo nel nuovo romanzo di Alessia Gazzola.

 

Un tè a Chaverton House di Alessia Gazzola (Garzanti)

Sono passati 27 anni da quel giorno in culla. Angelica lavora come supplente e si è appena lasciata con il suo ex. Dopo un incidente a scuola decide di dare una svolta alla sua vita: inizia così a sfruttare le sue doti culinarie in una pasticceria. L’esperienza sarà breve ma scatenerà preoccupazioni all’interno della sua famiglia, che non sembra capire le sue scelte fatte solo seguendo il cuore. L’unica che le dà conforto è la zia Edvige, che un giorno le chiede di ricercare sui social i suoi parenti in Argentina, mai conosciuti. Dalla ricerca emerge qualcosa di incredibile: il suo bisnonno Angelo, padre di Edvige, che tutti credevano morto durante lo sbarco in Sicilia, ha vissuto in realtà per vent’anni in Inghilterra. Perchè?

La scoperta viene sfruttata come pretesto per fuggire da una realtà che non la soddisfa e ricercare qualcosa di migliore lontano da tutti. Angelica scopre che il bisnonno lavorò a Chaverton House, un’antica dimora inglese, oggi meta turistica. La casa è gestita da un italiano, Alessandro, che la aiuterà a rintracciare le persone che conobbero Angelo. Tale ricerca della verità storica andrà di pari passo con la ricerca di se stessa, e la aiuterà a scoprire le sue vere passioni. Per questo motivo è difficile non amare la protagonista perché incarna il sogno, il sentimento, la passione. I pochi intermezzi delle fate donano al racconto un tocco di magia. Angelica è una protagonista che sembra piena di dubbi, ma è solo convinta dei suoi sogni che difficilmente possono spiccare il volo perchè trattenuti in basso dall’avvilente realtà.

VOTO 20 FERMATE: la scrittura di Gazzola è scorrevole, intelligente, mai banale. È un libro che leggerete tutto d’un fiato perché la storia, sebbene non elettrizzante, è comunque avvincente. Un libro consigliato agli affezionati dei libri dell’autrice, con un pizzico di giallo e ironia, e per gli amanti della letteratura inglese ottocentesca. Piuttosto che leggere questo libro in metro, prendetevi una pausa, magari bevendo un tè, sedetevi in un parco, e lasciate che l’immaginazione vi porti nella campagna inglese; potreste anche sgranocchiare uno dei cornetti che avete preparato secondo la ricetta che troverete a fine romanzo.

Citazione: James è contento che alla fine l’incontro sia stato utile. Ci salutiamo con l’affetto di chi ha radici comuni e per tutto il viaggio di ritorno non faccio che pensare a cosa può essere successo a Palermo di così grave da indurre il mio bisnonno a nascondersi per tutta la vita. Ho molto da raccontare ad Alessandro, e temo che dovrò chiedergli di spulciare nuovamente nei registri di Chaverton per cercare notizie su Prosperine Jones.

Libero Iaquinto

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