“Il segreto del voltone” di Diego Collaveri
Il commissario Botteghi viene svegliato dallo squillo del suo telefono: un cadavere è stato trovato sotto il Voltone. La vittima è Joseph Brennan, apparentemente un semplice turista americano, morto accoltellato. Si pensa subito a una rapina finita male. In realtà Brennan si rivelerà non essere un semplice turista, ma un uomo approdato a Livorno per un motivo ben preciso, lo stesso motivo per il quale è stato ucciso. Tra conventi e biblioteche, cimiteri e ambasciate, porti e circoli di Forza Nuova, storie sul fascismo e sulla Resistenza, il commissario Botteghi incontrerà vari personaggi e si troverà ad indagare, insieme ad altri due fidati agenti, su un mistero che, ad ogni passo, sembrerà sempre più grande di lui.
Mario Botteghi sembra un commissario uscito da uno di quei film noir degli anni ’50, girato però con l’ironia e il sarcasmo livornese di Paolo Virzì. Vi do del tempo per amalgamare le due cose……..fatto? Perfetto! Dietro la maschera il commissario nasconde però una vita infelice, segnata dalla morte della moglie, dall’indifferenza della figlia, dall’abuso di alcool. A suo modo anche lui nasconde un segreto, eluso dal buttarsi a capofitto sul lavoro e dal già citato sarcasmo nero. È un uomo che vive di ricordi, ma che di ricordi sembra morire. La memoria del passato, che stravince la partita contro il triste presente, è senza dubbio il tema fondamentale dell’opera e torna più di una volta nel corso del racconto. È uomo d’altri tempi il commissario Botteghi e lo dimostrerà anche con un finale a suo modo eroico.
VOTO 30 FERMATE: La narrazione avviene in prima persona, così da poter entrare nei pensieri profondi del commissario, sia legati alle indagini che alle proprie ansie e paure. La fase deduttiva che porta a un passo avanti nelle indagini è ogni volta avvincente, quasi mai difficile da seguire. Il libro è tuttavia un omaggio alla città di Livorno, amata e odiata dal personaggio, ma credo anche dall’autore. È un omaggio anche alla Resistenza, che trovò a Livorno uno dei suoi bastioni. I partigiani livornesi descritti da Collaveri sono portatori di una certa superiorità etica e morale che umilia al confronto i protagonisti del presente.
CITAZIONE: “Non le ho mai rivelato la verità; non avrebbe potuto comprendere fino in fondo, ma soprattutto non mi avrebbe ugualmente più visto con gli stessi occhi di prima. Darle qualcuno da incolpare, trasformando così il suo dolore in odio, l’avrebbe aiutata a superare la grave perdita, per questo avevo deciso di portare il pesante fardello.”