RAGAZZE ELETTRICHE , , ,

La distopia va di moda, c’è poco da fare, l’ancella della Atwood insegna; se poi si tratta di distopia “femminista” (e qui le virgolette sono più che d’obbligo, visto che le generalizzazioni non ci piacciono) le cose si fanno ancor più interessanti.

 

“Ragazze elettriche” di Naomi Alderman (nottetempo)

Siamo nel futuro, o nel passato poco importa, e le donne hanno scoperto di possedere una matassa elettrica, posizionata proprio nel muscolo trapezio, che può produrre scariche di energia che possono essere controllate ed utilizzate come forma di difesa. Oppure come arma.

La consapevolezza di questa capacità si diffonde pian piano in tutto il mondo e le donne iniziano a ribellarsi alla consuetudine del potere maschile e ai soprusi che spesso ne derivano; la ribellione cresce, si trasforma e diviene una sorta di culto presieduto da Madre Eve che sente di essere in diretta connessione con Dio, che però è una Dea.

Il romanzo della Alderman, che scrive con molta crudezza e visionarietà, muta durante la lettura: da storia di riscatto femminile, nella quale è facile ed esaltante tifare per le donne e la loro nuova sicurezza acquisita, a romanzo quasi fanta-horror, se mi passate il termine, dove i piani si rovesciano e l’essere femminile si ritrova a compiere peggiori delitti di quelli abituato a subire dall’uomo. Un libro che spinge continuamente alla riflessione sui rapporti di potere e sulle differenze ed incompresioni tra i generi, inserendoli in uno scenario pian piano sempre più catastrofico, in un crescendo di pathos che difficilmente vi permetterà di interrompere la lettura.

VOTO 30 FERMATE: E’ un romanzo ricco, pieno di dettagli, personaggi (il punto di vista cambia di capitolo in capitolo proprio attraverso i protagonisti), un vero e proprio viaggio che richiederà un congruo numero di fermate. Occhio agli effetti collaterali: non sentite forse già qualche piccola scossetta che parte dalla base del collo?

CITAZIONE: “Adesso Roxy ha alcune brave ragazze lí a Londra. Ragazze che mandano avanti gli affari per lei, raccolgono i profitti, e raddrizzano le cose quando vanno storte. Non che un ragazzo non saprebbe assolvere a questi compiti – alcuni ci sono molto portati – ma è meglio se non hanno bisogno di una pistola. Sono rumorosi, attirano l’attenzione, fanno casino; una discussione vivace finisce con un doppio omicidio e trent’anni di prigione. Per un lavoro come quello, ci vogliono le ragazze.”

Flavia Capone

 

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