OGGI FACCIO AZZURRO , ,

“Hat er blauwe gemacht” è un’espressione tedesca, usata fin dal Medioevo, per dire che non si è andati al lavoro oppure a scuola. Veniva utilizzata da artigiani e  lavoratori che, nel giorno di riposo, vedevano il blu del cielo invece del buio dell’officina: quindi dicevano “Oggi faccio azzurro”. Anche i personaggi del nuovo libro di Bignardi hanno a che fare con l’assenza dal lavoro o dalla scuola, ma è un’assenza riempita da una presenza fin troppo ingombrante: il dolore per un amore finito.

Ascolta la recensione letta da Flavia Capone

 

Protagonista principale del racconto è Galla, paziente della dottoressa Del Fante, convinta di sentire la voce di Gabriele Münter, artista tedesca, compagna di Vasilij Kandinskij. Galla sta per divorziare da Doug e non riesce a farsene una ragione. Fa la conoscenza di altri due pazienti della sua psicologa: Nicola, che ha appena chiuso la sua relazione con Rosa e ne è ancora ossessionato, e Bianca, adolescente che non riesce più ad andare a scuola, lasciata anche lei dal suo grande amore. “Fare azzurro” per loro non significa riposare, perché la loro fatica sta proprio nell’essere immobili e impassibili.

Hanno problemi simili, che affrontano però in maniera diversa: Galla si rifugia nel vittimismo, mentre la Voce di Gabriele le ripete continuamente che la colpa è tutta di Doug; Nicola cerca di dimenticare Rosa attraverso notti di sesso con varie donne; Bianca trova il suo sfogo nella musica. I tre cercheranno di farsi compagnia, di sopravvivere al dolore quotidiano, ma vi è la sensazione costante che la loro sofferenza abbia una forza maggiore rispetto al benessere, seppure temporaneo. I personaggi sembrano non voler combattere; saranno le situazioni, gli incontri e le coincidenze a segnare i loro percorsi di rinascita, affinchè possano di nuovo rivedere l’azzurro del cielo senza sensi di colpa.

VOTO 10 FERMATE: Cari miei viaggiatori in metro, che in questo periodo non volete ammassarvi nei vagoni, ho il libro che fa per voi. Si legge in men che non si dica, con una scrittura semplice e diretta. Potete leggerlo anche quando non “fate azzurro”, perché vi basteranno davvero poche corse.

Citazione: All’ingresso, ai piedi delle scale di legno che portavano ai piani superiori, c’era un grande ritratto fotografico di Gabriele Münter. Era un ritratto molto suggestivo, in bianco e nero. Gli occhi chiarissimi mi fissavano attraverso le dita della mano che teneva appoggiata al viso, senza sorridere. Ero appena entrata nel soggiorno giallo e arancione, quando mi ero sentita chiamare da una voce di donna con l’accento tedesco: «Galla!».

Libero Iaquinto

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