L’iris selvatico di Luise Glück
Le poesie della raccolta sono immaginate come tanti fiori in un giardino: ogni componimento ha a che fare con un fiore diverso, rappresentante in quel momento del sentimento della poetessa. È possibile stabilire un continuum temporale: infatti è come se la poetessa segua il progressivo evolversi della fioritura del suo giardino, evocando i suoi sentimenti al riguardo. Più volte riusciamo a scorgere nell’osservazione dei fiori il dramma per la brevità del loro ciclo, pensando alla corrispondente brevità del viaggio umano. Il sentimento del tempo è centrale nell’opera, un tempo che passa incessantemente, ma resta fisso nel ricordo.
Gluck parla attraverso i fiori, che, a loro volta, parlano con lei. Il suo doppio ruolo di poetessa-giardiniera la pone in una posizione privilegiata rispetto alle sue creature, che però riescono a comprendere la sua imperfezione, in quanto Dio umano. Per questo la poetessa si tormenta per la sorte di ciò che ha creato, perché destinato all’imperfezione. Il riconoscimento dell’imperfezione di Dio è ciò che rende la raccolta anche beffardamente ironica e amara. Soprattutto perché il Dio verso cui si rivolgono gli uomini non sembra tormentarsi affatto.
VOTO 10 FERMATE: Il testo originale a fronte ci permette di conoscere le parole esatte che Gluck intendeva scrivere e consiglio a chi sa un po’ di inglese di leggere sia l’originale che la traduzione. La scrittura della Gluck è molto intima e precisa, in cui ogni parola viene scelta con cura. La confessione della scrittrice, autocritica e indulgente nello stesso tempo, è naturalmente esposta su un piano personale, ma riesce comunque ad interpretare il sentimento universale della fragilità e del dolore.
Citazione:
Ma perché
cominciare qualcosa
tanto vicini alla fine?
Pomodori che non matureranno mai, gigli
che l’inverno ucciderà, che non
torneranno in primavera. Oppure
stai pensando che
passo troppo tempo
guardando avanti, come
una vecchia che indossa
maglioni d’estate;
stai dicendo che posso
fiorire, non avendo
nessuna speranza
di durare?
Libero Iaquinto
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