L’ETA’ DELL’ORO di Gore Vidal , ,

Fazi Editore ha rieditato, con la nuova traduzione di Luca Scarlini, L’età dell’oro di Gore Vidal, romanzo del 2000 che chiude il ciclo narrativo Narratives of Empire, sette volumi che raccontano la storia americana dalla nascita della repubblica fino alla guerra di Corea. L’azione si svolge partendo dal 1939, anno d’inizio della seconda guerra mondiale, ma anche anno in cui il presidente democratico Franklin D. Roosevelt viene riconfermato per un terzo mandato, creando un unicum nel panorama statunitense. La riconferma è conseguenza dei risultati del New Deal, della minaccia tedesca, della possibile alleanza con gli inglesi in Europa. Roosevelt, inoltre, dichiara che gli Stati Uniti non interverranno nel conflitto, se non costretti da un attacco nei loro confronti: in quel caso dovranno rispondere.

 

“L’età dell’oro” di Gore Vidal (Fazi editore)

I protagonisti del romanzo sono Tim Farrell, regista di documentari favorevole alla fronda neutralista e inviato di guerra; Caroline Sanford, ex amante di Tim ed ex attrice scappata dalla Francia per la pazzia di Hitler; Blaise Sanford, fratellastro di Caroline, antidemocratico e direttore del giornale Tribune; Peter Sanford, figlio di Blaise e giornalista impegnato che cercherà di smascherare la verità in un mondo di politici professionisti della menzogna. Alle loro storie si intrecciano quelle di personaggi reali come il già citato Franklin Delano Roosevelt, sua moglie Eleanor, Wendell Willkie, Harry Truman e lo stesso Gore Vidal.

Vidal, frequentatore fin da ragazzo dei salotti politici di Washington, ha dei dubbi legittimi riguardo ad alcune scelte del presidente, proprio perché intende benissimo le trame politiche che sono dietro ad ogni azione. Ha dubbi sulla scelta di Willkie come avversario repubblicano alle elezioni del 1940, e in effetti si dimostrerà molto vicino a Roosevelt nelle sue posizioni. Ha dubbi sull’attacco di Pearl Harbour, evento che motiva l’intervento degli Stati Uniti, un attacco di cui lo stesso Roosevelt era al corrente e presumibilmente ha provocato, poiché l’intervento e l’eventuale vittoria avrebbero sancito la nascita dell’impero americano, materializzatosi poi sotto il governo Truman, che decise di intervenire a favore di tutte le comunità e le nazioni che lottavano per la libertà. Una politica che ricorda drammaticamente le “missioni di pace” che gli Stati Uniti hanno portato avanti durante tutto il Novecento.

VOTO 50 FERMATE: Mi dispiace ma dovrete viaggiare molto per leggere interamente il romanzo di Vidal. Lo sceneggiatore di Ben Hur si assume la responsabilità di ciò che scrive, anche se le accuse sono piuttosto gravi, ma rivendica naturalmente l’autonomia del romanziere rispetto alla figura dello storico. La politica che presenta Vidal fa esclusivamente i propri interessi, l’unico modo, a quanto pare, di poter costruire un impero. Manca un’azione narrativa, il romanzo è un susseguirsi di dialoghi. Da ciò scaturisce la concezione di storia di Vidal: le guerre hanno un peso importante, ma è nelle segrete stanze di Washington che si preparano, si giocano e si vincono. L’intero ciclo di romanzi mostra un governo americano sempre in guerra, che si infischia della volontà popolare; del resto il popolo non mira in alto, il popolo vuole semplicemente vivere in pace, che noia, vero? Per questo credo che “l’età dell’oro”, di reminiscenze augustee, è più una speranza di pace che la descrizione di un periodo storico. Non è quello che ci auguriamo tutti?

CITAZIONE: «Quelli là fuori lo sanno. Loro lo sanno che la Francia e l’Inghilterra sono la nostra prima linea di difesa. Se Hitler le sconfigge, poi tocca a noi. Dobbiamo sostenere gli alleati, in ogni modo possibile». Bevve dalla bottiglia; sembrava che a bere diventasse più sobrio. «Eccetto dichiarare guerra alla Germania». Davenport tirò un sospiro di sollievo.

Libero Iaquinto

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