I coniugi Saponara, di origine “forestiera” e quindi già guardati con sospetto, sono i primi testimoni e vittime del fenomeno: nella loro villetta hanno iniziato a manifestarsi pietre dalla misteriosa provenienza, che pian piano sembrano prendere il sopravvento sui legittimi proprietari.
Un’ironia un po’ cinica con punte di dramma, ma sempre divertito; Morandini cambia rotta rispetto al romanzo precedente, almeno nel tono, abbandonando il clima introspettivo e moltiplicando la voce narrante in un io che raccoglie tutti gli abitanti di Sostigno. Una storia assurda e improbabile raccontata però con la sincerità che contraddistingue l’autore, sostenuta anche dalla veracità dei protagonisti, dalle scaramucce di paese, gli articoli dei giornaletti del posto e i piccoli gesti di sana quotidianità che non possono mancare in un simile contesto.
Un po’ racconto popolare, un po’ fiaba, dove il mistero, anche se trattato con leggerezza, incuriosisce fino all’ultima pagina e confonde: che sia uno scherzo, o un fenomeno naturale, o la sottile vendetta della montagna verso chi non le appartiene fino in fondo? Poco importa, anzi forse meglio non risolvere l’enigma, perché quello che vogliamo in fondo è solo conoscere altre storie, altri aneddoti, e che siano le pietre o altri a raccontarceli non fa differenza.
VOTO 10 FERMATE: Si legge in pochi viaggi questo romanzo/racconto, e si gioisce della scrittura asciutta e mai ridondante di Morandini; possibili effetti collaterali: potreste vedere qualche pietra muoversi per conto proprio. State tranquilli, queste cose succedono solo nei libri.
CITAZIONE: Quando, per fare conoscenza con la gente di Sostigno, i Saponara invitarono i vicini a un giro della casa e li introdussero nelle varie stanze, provocarono una specie di choc (come dite voialtri? Choc culturale? Ecco, quello).
– Questa è la sala da pranzo con angolo cottura – bisbigliava Agnese, che si sentiva timida. Le donne tacevano, guardavano il forno, i fornelli, il frigorifero, indecise se sentirsi invidiose oppure offese.
– Questo è il soggiorno – declamava Ettore. Il famoso soggiorno, sì.
Qualcuno del villaggio chiedeva sottovoce a un altro: – Cos’è un soggiorno?
– Una specie di magazzino – rispondeva questi. – Non vedi quanto spazio?
Flavia Capone