TU NON LO SAI DA DOVE VENGO , , ,

Le strade di Catania ospitano l’incontro tra i rappresentanti di due generazioni allo sbando: un vecchio malconcio e strampalato, ossessionato dalla volontà di raggiungere l’indirizzo di via Canfora 91, e un giovane uomo che, in una giornata banale, decide con riluttanza di dargli un passaggio. A bordo di una Renault Clio, i due sconosciuti compiranno un itinerario surreale che li porterà a perdersi per ritrovarsi: sarà soprattutto un viaggio metaforico, un salto nel passato, alla ricerca dei propri valori e della propria identità. I protagonisti senza nome potrebbero essere ciascuno di noi e alla fine, con prospettive differenti ma complementari, riconosceranno nell’altro un’occasione di riscatto dalla propria condizione di inadeguatezza.

 

“Tu non lo sai da dove vengo” di Francesco Randazzo (Meridiano Zero)

Siamo di fronte a un romanzo mentale, che si sviluppa in tutta la sua complessità nel tema del viaggio alla ricerca dell’identità perduta. Con uno stile coinvolgente, e una lingua che spazia dal gergo al cultismo, l’autore affida le redini della narrazione al protagonista più giovane, che talvolta prende il sopravvento abbandonandosi al monologo, mai prolisso. Interessanti anche gli interventi poetici affidati al “vecchio” della situazione: un Ulisse alla ricerca della sua Itaca, che si diverte a spaziare dall’Odissea a The Waste Land di Eliot, dalle opere di Shakespeare alle canzoni dei Pink Floyd, per un finale dal gusto classico che ci fa pensare al mito e alle radici della nostra cultura.

VOTO 20 FERMATE: Nella sua brevità (solo 80 pagine), il romanzo risulta una miscela ad alto contenuto filosofico/letterario in cui ogni affermazione e citazione va soppesata e interpretata con cautela. Forse un libro da ri-leggere, magari tutto d’un fiato all’andata e con sapiente occhio critico al ritorno, per non farsi sfuggire niente e assaporare il gusto pieno di ogni parola.

Citazione: Sono sicuro che non capirò mai il perché di tutta questa giornata, le ragioni recondite di questo viaggio attraverso la città, il tempo e lo spazio, attraverso la deragliata mente di questo vecchio, il corpo trasfigurato di questo esangue profeta di non so che cosa. Ma non m’importa. Capisco che l’unica cosa è l’esperienza. Compierla e portarla a termine, fino in fondo, fino all’ultimo”

Beatrice Palazzoni

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