“Una storia americana” | Intervista a Francesco Costa 21 Febbraio 2021 – Posted in: Interviste

“Una storia americana” è il secondo libro di Francesco Costa, che segue “Questa è l’America”, entrambi pubblicati da Mondadori. Francesco Costa, vice-direttore de Il Post e autore di podcast (Da Costa a Costa, ), è un giornalista esperto di cultura e politica americane; lo abbiamo intervistato su Radio Elettrica nella puntata del 17 febbraio 2021.

Perchè Joe Biden ha vinto questa elezione?

“E’ una domanda che mi pongo nel libro e che cerco di sviluppare. Se pensiamo al ritratto del politico di successo contemporaneo, di qualsiasi partito, pensiamo ad una figura molto carismatica, un otusider, un personaggio che sia fuori dall’establishment, che sia in grado con le parole di smuovere emozioni molto forti, positive o negative, nuovo, non per forza giovane ma nuovo. Ecco, Biden non è niente di tutto questo, e ciò rende le ragioni della sua vittoria particolarmente interessanti da indagare, e forse ci da una risposta: dopo un anno così complicato come è stato il 2020 In Italia e anche negli Stati Uniti, ho la sensazione che la maggioranza degli americani abbia cercato una sorta di porto sicuro, una figura che potesse essere rassicurante anche sul piano personale, che conoscesse cosa vuol dire soffrire (e Biden nella sua vita ha sofferto molto per ragioni personali), che avesse empatia e che avesse un’esperienza tale da  poter essere rassicurante anche rispetto alla gestione complicatissima dei problemi che devono affrontare gli Stati Uniti. Una mano ferma, esperta. Ed è abbastaza controcorrente rispetto a quello che sta succedendo, quello che pensiamo oggi serva per avere successo in politica.”

Dopo i fatti di Capitol Hill, che fine ha fatto il “sogno americano”?

“Il sogno americano in una certa parte esiste ancora, ma non gode di ottima salute. Cos’è il sogno americano? E’ il fatto che questo paese ha sempre promesso, e in moltissimi casi realizzato, la possibilità per tutti di farcela in qualche modo. Se hai una buona idea, se hai voglia di lavorare, se hai talento, gli Stati Uniti hanno un posto per te, questa è stata la promessa di questo paese, promessa in larghissima parte mantenuta nel corso del tempo. A fronte però di condizioni che negli ultimi vent’anni sono  diventate sempre più feroci, l’economia americana sempre più diseguale. Non si sono tanto ridotte le possibilità di avere successo, ma è peggiorato il disastro che accade a chi non ci riesce, a chi fallisce; non c’è una rete di protezione che poi riesca a sostenere chi inciampa, e quindi è diventata una lotta quasi alla Hunger Games: il più forte ce la fa, gli altri rimangono bbandonati indietro.

Quello che abbiamo visto il 6 gennaio minaccia non solo il sogno americano come possibilità di avere una vita migliore, ma anche il fascino e l’attrazione magnetica che gli Stati Uniti hanno esercitato per esempio nei confronti delle persone che vivono al di fuori dei confini.(…) Il 6 gennaio abbiamo visto uno spettacolo che è esemplare di una società che non è mai stata divisa e lacerata come in questi anni, a meno di non tornare all’epoca della guerra civile.”

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Ecco l’intervista completa!

Flavia Capone e Giovanni Villani