LA STOFFA DELLE DONNE , , ,

Raccontare il “mollo tutto e me ne vado”, quel momento della vita di ognuno di noi nel quale abbiamo pensato “ma chi me lo fa fare di continuare così?”, è pericoloso: si rischia di essere banali, di trasformare una storia reale, un sentimento comune in una macchietta. Laura Calosso ha scampato questo pericolo, creando un personaggio, Teresa, ricco di sfaccettature e nel quale è facile rispecchiarsi, che non diventa mai eroina o simbolo di trasgressione, ma resta una donna, forte e debole come sono tutte le donne.

 

Teresa lavora per un’azienda di tessuti, dove quotidianamente certifica il falso accumulando rancori e sensi di colpa; ha due figli nel pieno dell’età del rifiuto di ogni forma di autorità e del menefreghismo più totale, ed un marito che si è messo in testa di confutare il dogma della Trinità, attirando in casa una folla di estremisti squinternati con i quali intrattiene lunghissimi quanto inutili dibattiti, costringendo la moglie a preparare pasta per tutti.

Come dar torto a Teresa se un giorno, al colmo della confusione emotiva, decide di fuggire verso l’ignoto, impreparata fisicamente ed emotivamente e vessata da un ricordo infantile che acuisce l’insicurezza.

Teresa non risolve tutti i suoi problemi, non diventa magicamente perfetta: scopre però che può essere altro da quello che il mondo le ha imposto e può forse provare a fare pace con l’immagine sbagliata che ha di sé. Partire per tornare: a volte funziona.

VOTO 20 FERMATE: Entrare nella testa di Teresa sarà semplice, vi troverete a seguire con curiosità le sue peripezie e i suoi pensieri, a seguirla nella sua fuga…forse vi verrà voglia di prendere il primo aereo invece di continuare la vostra corsa in autobus!

CITAZIONE: “Era tutto un fallimento: le scarpe sparse in corridoio, i cappotti sbilenchi appesi di fretta al portabiti fissato al muro, la sera che scendeva sull’euro debole ma sufficientemente forte da prosciugarmi il conto, le trasgressioni mai troppo trasgressive, le ribellioni mai rivoluzionarie, sensi di colpa.  Era una faccia da sconfitta quella della donna che si avvicinava nello specchio e indossava una maglia con un grosso un punto interrogativo proprio al centro, vecchie pantofole rosse. Avevo preso dall’appendiabiti la borsetta, il giaccone e le chiavi della bici che mi aspettava due piani sotto. Dallo sgabuzzino avevo tirato fuori anche il borsone. Passando  in cucina  ci avevo buttato dentro quel che mi era capitato per le mani, anche il quaderno di appunti su cui scrivo questa storia. E se fosse tutto sbagliato?  avevo pensato chiudendomi la porta alle spalle, lasciando in corridoio solo rimpianti.”

Flavia Capone

 

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